Perché i bassotti?
Da ragazzina la passione per i cavalli mi ha fatto capire a chiare lettere quello che da tempo sospettavo: il bassotto non era un piccolo cane da appartamento ma un grandioso “compagno campagnolo”.
Via quindi il luogo scontato che la sua taglia ridotta lo colloca fra i “cani da appartamento” che si muovono solo attorno casa per fare pipì.
Niente di più triste per il bassotto, come del resto per qualsiasi cane!
Andando per cavalli e cavalcate nella campagna fiorentina un bel bassotto a pelo raso fulvo e rosso quanto un irlandese, seguiva il cavallo di amici con una gioia ed una energia smisurata, e pretendeva anche di saltare i fossatelli e di correre a bordo ring seguendo il percorso a ostacoli…..
Questa vivace creatura mi conquistò e la certezza che grazie alla piccola taglia sarebbe stato accettato anche dai miei genitori, mi portò negli anni ‘70 ad avere come primo cane “personale“ una straordinaria personalità travestita da bassotto nero-focato di linee tutte americane, la mitica “Piccola” (Adele di Montetuscio), cedutami dal grande amico e maestro di cinofilia Giuseppe Benelli e vissuta con me quasi 18 anni.
Alla Piccola furono affiancati dopo breve tempo una Setter irlandese, regalo per Claudio dall’amico Stefano Vitale Brovarone, e la mia prima Flat, la dolcissima Panna. Seguivo nel frattempo con ammirazione le bellissime linee di sangue svedesi di bassotti standard a pelo ruvido di Margareta Nilsson che da un nucleo di Bassotti Sport’s allevava con grande successo gli standard ruvidi in Italia.
Il mio momento stava per arrivare.
Attraverso le esposizioni in Italia e all’estero e leggendo tanti libri di cinofilia, divenne ben chiaro il “tipo” da ricercare e conclusi che i bassotti del Lago Prile incarnavano il mio ideale sia morfologicamente che dal punto di vista caratteriale .
Così nel 1982 arrivò Matelda del Lago Prile, l’adorabile Mammola; da lei discendono ancora oggi tutti i miei cani, per linea femminile o maschile.
Dalla sua cucciolata, il cui padre era Emichele del Lago Prile tenni un maschio, Muschio e una femmina, Baruffa. Muschio aveva il nome di un mio leprotto orfano che era stato adottato e tirato su, assieme alla sorella Puzzola, con latte per neonati per essere poi liberati in un’oasi protetta.
Muschio si rivelò un cane fenomenale, ovviamente il più bello del mondo, con un carisma ed una bonomia ineguagliabili. Pensate, un giorno ritornò con in bocca, portati con grande delicatezza, quattro pettirossi neonati che mi toccò adottare !
Per le mie femmine che partoriscono non più di una o talvolta due cucciolate nella vita, ho semprecercato di usare maschi di tipologia simile ed allevati con cura .
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